Stop Hate for Profit: le aziende sospendono le inserzioni su Facebook

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Dalla metà di giugno ha iniziato a diffondersi la campagna Stop Hate for Profit: molti grandi brand dichiarano la loro sospensione delle inserzioni su Facebook.
L’obiettivo dell’iniziativa è quello di convincere Mark Zuckerberg e i gestori di Facebook a prendere dei provvedimenti per affrontare attivamente il tema dell’odio sui Social Media, con un’attenzione particolare nei confronti del razzismo.
I promotori di Stop Hate for Profit sostengono che il Social Network abbia permesso l’incitamento alla violenza contro i manifestanti che lottano per la giustizia razziale in America.
Denunciano, inoltre, il fatto Facebook abbia chiuso un occhio davanti alla soppressione di alcune opinioni sulla piattaforma e che si sia schierato dalla parte di alcune testate giornalistiche che collaborano con dei nazionalisti.

La sospensione delle inserzioni, chi ha aderito?

La campagna Stop Hate for Profit ha proposto ai propri sostenitori di mandare un chiaro messaggio di boicottaggio con la sospensione delle inserzioni su Facebook .
La maggior parte dei ricavi economici del Social Network derivano, infatti, dalla pubblicità di grandi, medi e piccoli brand.
Il messaggio che questa campagna vuole far passare è, quindi, che i profitti economici non varranno mai la pena di promuovere l’odio e il razzismo.

Let’s send Facebook a powerful message: Your profits will never be worth promoting hate, bigotry, racism, antisemitism and violence.

I grandi brand non sono stati semplicemente ad osservare: hanno già aderito alcune delle aziende più conosciute come Coca-Cola, Starbucks, Levi Strauss & Co, PensiCo, The North Face .

La risposta di Zuckerberg

Una posizione definitiva non è ancora stata presa da Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook. In un primo momento si è affermato fiducioso del ritorno degli investitori sulla piattaforma. Tuttavia, recentemente l’imprenditore ha annunciato tramite un post che il Social Network si impegnerà a fornire agli elettori informazioni autorevoli riguardanti le elezioni statunitensi che, come sappiamo, avranno luogo nel 2020. Inoltre, i post dei politici saranno etichettati nel caso in cui sia presente una possibile violazione delle regole di Facebook.

Il potere e i pericoli della rete

Internet e i Social Media sono un ottimo mezzo per far valere la propria opinione, ma è necessario comprenderne anche i pericoli. Questa situazione ci fa capire due cose opposte.
In primo luogo comprendiamo quanto i commenti e le opinioni date su un Social Network abbiano rilevanza: se un nostro pensiero può causare odio o accanimento, allora è necessario sfruttare la rete nel modo più responsabile possibile.
In secondo luogo possiamo osservare quanta voce possano dare i social a delle cause di importanza umanitaria come questa, sul razzismo e le discriminazioni o come come quella relativa al cambiamento climatico.

Certamente tutto questo ci ricorda nuovamente che NON sono ‘i social’ ad essere pericolosi, dipende sempre dall’uso che ne fanno le persone, e se usati in modo etico, possono permetterci di trattare con serietà temi di importanza mondiale.

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DonGio

Counselor Psicologo clinico, Psicoterapeuta, Educatore sociale, docente di Psicologia dello sviluppo e dell’educazione, Cyber-psicologia e new-media communication, Pedagogia e Psicopatologia della realtà virtuale

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