Genitori e foto dei figli condivise: cos’è lo Sharenting?

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Cos’è lo Sharenting? Ecco una nuova parola che non può mancare nel nostro Glossario di Educazione Digitale e della Rete. Sharenting è un termine ancora poco conosciuto, che racchiude in sé, un potenziale pericolo che ogni genitore consapevole che utilizza regolarmente i Social Network dovrebbe conoscere perché è a causa di fenomeni come questo che si rischia di mettere a repentaglio le persone che più amiamo, anche se inconsapevolmente.

Cos’è lo Sharenting?

La definizione è molto semplice:

Il termine è un neologismo nato dall’unione delle parole “Sharing”, ovvero condivisione, e “Parenting”, ovvero genitorialità. Con
Sharenting si indica quindi la condivisione e l’uso eccessivo dei Social Media da parte dei genitori che pubblicano contenuti come come foto, video e i dettagli delle attività svolte quotidianamente dai propri figli.

Lo Sharenting è quindi un comportamento che potrebbe sembrare innocuo, soprattutto considerando il fatto che nella maggior parte dei casi è messo in atto per affetto o tenerezza (cosa c’è di più bello di una foto di una madre o di un padre col proprio figlio?), ma che nasconde dei pericoli dei quali non sempre siamo a conoscenza.

Sharenting, condivisioni e privacy: quanto ne sei consapevole?

Per prendere reale consapevolezza di cos’è lo Sharenting vorrei farti una panoramica sulle conseguenze di alcuni fatti accaduti (prendo alcuni esempi concreti). Il primo: ne avevo già parlato ben 5 anni fa in questo post sul mio blog. Ai tempi, la Polizia Postale (e questo ci fa capire la potenziale pericolosità di queste pratiche), aveva messo in guardia le mamme che, attraverso una challenge su Facebook, condividevano foto personali dei propri figli. Il rischio era di finire in archivi fotografici molto rischiosi. La cosa a mio avviso assurda è che erano state le stesse mamme a criticare la Polizia tacciandola come ‘esagerata’ (per info ulteriori e comprendere meglio la vicenda vedi il post).

Ma non solo: va ricordato infatti che sulla condivisione di foto di minori, nel 2017 si era già espressa anche la Corte di Cassazione che, con una sentenza storica aveva dato ragione a un minore. Questo ragazzo chiedeva alla madre di eliminare dai suoi profili le foto in cui era ritratto. La corte l’aveva obbligata a eliminare tutte le immagini, i video e a risarcirlo di 20.000 euro.

Non voglio poi addentrarmi nel vespaio di aspetti legali, ma va ricordato che la gestione e tutela dell’immagine pubblica dei figli è un elemento fondamentale degli accordi di separazione (con relative conseguenze civili e penali per il genitore che non le rispetta).

Sentiamo spesso parlare poi di cyberbullismo pensando sia un’azione fatta dai ragazzi per i ragazzi: ti sei mai chiesto se i contenuti sui tuoi figli che fino ad oggi hai condiviso potrebbero un giorno essere usati contro di loro? O dove vanno a finire le foto che condividi sullo ‘stato’ di WhatsApp?

Ma quindi non devo più pubblicare niente? Mi sembra tutto così esagerato! Oggi chi non pubblica foto dei propri figli?

Potrei dirti che, in relazione all’uso e alla condivisione di foto sui social, esistono tre grandi tipologie di genitori:

  • Genitori protettivi, molto attenti a cosa pubblicano, anzi, direi molto restii farlo.
  • Genitori orgogliosi, che amano condividere ogni istante di vita del proprio figlio.
  • Genitori irritabili che non sopportano i social e le condivisioni.

Non esiste una ‘categoria’ più corretta di altre e prima di indicare anche me come esagerata, vorrei come sempre fare insieme un ragionamento di senso perché come in ogni situazione è necessario comprendere e poi agire.
Innanzitutto dobbiamo ricordare che ogni volta che postiamo un contenuto sui Social questo diventa parte del web. Quante volte me lo hai sentito dire o l’hai letto?

Il web NON dimentica. Punto.

Ciò che immetti nella Rete, va a creare una sorta di ‘archivio digitale’ di immagini o video dei tuoi figli, in un momento in cui non sono ancora in grado di decidere se essere a favore o meno della condivisione delle proprie foto. Decidi tu per loro.
Prima di dirmi ‘bè ovvio sono io sua madre o suo padre’, ti chiedo: ti sei mai fatt* questa domanda? Una volta cresciuti, quando inizieranno ad andare a scuola, si ritrovano a dover fare i conti con un archivio online, talvolta pubblico, contenente dati sensibili relativi alla propria immagine loro saranno felici di versi online? Hai mai pensato che il bullo di turno (casi reali ne potrei elencare tantissimi), potrebbe recuperare quei contenuti per usarli contro tuo figlio? Quando si parla di violazione della privacy si pensa ad azioni fatte da terzi eppure anche questo lo è.

Se la questione della privacy è puramente legale e correlata a problematiche che si potrebbero presentare in futuro, ci sono dei pericoli molto più vicini e rischiosi per il bambino.
Un contenuto pubblicato sui social può essere condiviso e raggiungere differenti tipologie di persone. Di conseguenza, i genitori non possono sempre sapere che tipo di uso è fatto delle foto da loro condivise (e ricorda che in qualsiasi momento chiunque può fare uno screenshot dello schermo trasformando un video, un chat, una foto in un contenuto potenzialmente virale!).

Questi contenuti possono essere usati per differenti scopi: dal Cyberbullismo nei confronti dei bambini, fino all’uso pedopornografico delle fotografie o addirittura all’adescamento di minori (Grooming). Fa venire brividi solo il pensiero, ma ricordiamoci sempre che purtroppo per alcune persone malate e deviate, la foto di tuo figlio al mare non è una foto ‘innocente’, ma un contenuto ‘interessante e spendibile’.
Questo significa che ogni foto condivisa è potenzialmente pericolosa? No, cerchiamo quindi come ho scritto di usare il buon senso.

Come evitare le conseguenze pericolose di Sharenting? Alcuni consigli

Quindi, fatta questa breve analisi sui potenziali pericoli cosa dovremmo fare? Non condividere più foto di bambini sui social? Hanno ragione i genitori ‘irritabili’? No se questa decisione è presa a priori e senza riflettere. Quello che ti consiglio è partire dal presupposto che è sufficiente prendere qualche accorgimento per tutelarsi il più possibile.

  1. Aggiorna le tue impostazioni privacy su ogni Social Network. Sembra una banalità, ma è una cosa che spesso sottovalutiamo e che andrebbe fatta a prescindere. Chi vede cosa? Con chi stai condividendo?
  2. Informarsi sui limiti di età per aprire un profilo social. Sì perché se questa analisi l’abbiamo fatta partendo dal punto di vista dell’adulto, va ricordato che sempre più spesso sono gli stessi ragazzi che (con o senza autorizzazione dei genitori) si espongono a questi pericoli condividendo i propri contenuti.
  3. Non pubblicare foto di minori nudi.
  4. Prima di condividere, chiedersi se in futuro quel contenuto potrebbe nuocere al proprio figlio. Ogni volta che si decide di postare una foto di un bambino è essenziale interrogarsi sull’effetto che essa potrebbe avere e come potrebbe essere percepita dal figlio quando crescerà o se potrebbe essere usata contro di lui.
  5. Evita di condividere abitudini quotidiane. Luoghi, orari, abitudini, passioni, dati personali: tutto può essere usato contro di te.
  6. Usa Google Alert. Questa funzione gratuita di Google, ti permette di definire delle parole chiave (come il nome e il cognome di tuo figlio) e di ricevere notifiche automatiche quando quella parola viene usata in rete (una funzione molto utile anche se vuoi semplicemente sapere se qualcuno ti nomina in qualsiasi sito nel web!) 

Quanto può influire lo sharenting sulla vita dei tuoi figli?

Compreso cos’è lo Sharenting, pensiamo alle conseguenze che alcuni studi hanno evidenziato. Paula Otero, in questo articolo dal titolo Sharenting… should children’s lives be disclosed on social media?, indica che il 92% dei bambini sotto i due anni è già parzialmente presente sui social network e che un terzo di di loro è online prima dei 12 mesi d’età.

Molto interessante anche lo studio del 2019 di Gaëlle Ouvrein dal titolo Sharenting: Parental adoration or public humiliation? A focus group study on adolescents’ experiences with sharenting against the background of their own impression management”. Questo studio ci mostra inequivocabilmente che i genitori condizionano l’identità o il concetto di sé dei figli attraverso la pubblicazioni dei contenuti che possono provocare anche molta frustrazione negli adolescenti. Per questo motivo i genitori stessi, dovrebbero sempre consultare e coinvolgere i propri figli prima di pubblicare qualsiasi contenuto che li riguardi.

…quindi? Sharenting sì o no?

Credo che ognuno, a questo punto, posa avere gli strumenti per comprendere la propria linea da adottare. Non è necessario condividere ogni momento della propria vita sui Social Network, così come può avere grande valore condividere un momento speciale per coinvolgere amici o familiari vicini e lontani. Ricordiamoci sempre che il virtuale è reale: tutelandoci nel modo corretto sapremo abitare questi ambienti con equilibrio e serenità.

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Rosa Giuffrè

Consulente per la comunicazione digitale e Social Media Educator. Credo nel #futurosemplice e che Dio è nel cuore dei giovani

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